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Villa Valmarana ai Nani

La villa sorge circondata da giardino alle porte orientali di Vicenza, sul poggio di San Bastian, non lontano dalla Rotonda.

Il primo semplice impianto della casa, concluso nel 1670, è dovuto alla volontà di Giovanni Maria Bértolo, celebre giurista al servizio della Serenissima. Dopo la morte del committente e un periodo di abbandono, il complesso è ceduto nel 1720 ai Valmarana, che nel 1736 chiamano per lavori di restauro Francesco Muttoni. A questi si devono i frontoni triangolari sormontati da statue della palazzina, la foresteria con l'adiacente atrio a colonne tuscaniche e la scuderia con portico bugnato a serliana sulla facciata conclusa da frontone triangolare.

Nel 1757 il conte Giustino Valmarana chiama Giambattista Tiepolo e il figlio Giandomenico per affrescare gli interni della villa e della foresteria. Giambattista Tiepolo con l'aiuto di Giandomenico, e la collaborazione di Girolamo Mengozzi Colonna per le parti architettoniche, realizza nella villa, dalla tipica pianta con sala centrale e quattro sale laterali, un ciclo di affreschi con episodi tratti dall' "Iliade" di Omero, dall' "Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto, dall' "Eneide" di Virgilio, dalla "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso. Gli affreschi della foresteria, formata da una serie di sette stanze allineate che affacciano sul salone d'ingresso, sono invece opera di Giandomenico Tiepolo, a parte la "Stanza dell'Olimpo" opera del padre. I soggetti scelti da Giandomenico sono legati al vivere quotidiano di nobili e popolani e alla moda orientale nella "Stanza delle Cineserie".

Il giardino riceve definitiva sistemazione tra il 1772 e il 1785 per volontà della contessa Elena Garzadori Valmarana. Forse è in questo momento che le 17 statue di nani presenti nel giardino vengono spostate sul muro di recinzione verso la strada. I nani, probabilmente scolpiti da Giacomo Cassetti morto nel 1757, hanno valso il nome alla villa.

La villa è stata descritta da Wolfgang Goethe nel suo diario di viaggio del 1786. Antonio Fogazzaro, sposo di Margherita Valmarana, ambienta nella villa il romanzo "Piccolo mondo moderno" del 1902. Edith Wharton la cita nel suo "Italian Villas and their Gardens" del 1903. Ne hanno scritto anche Guido Piovene, figlio di Stefania Valmarana, Goffredo Parise, Paul Morand, accademico di Francia, che compose due racconti sulla leggenda della principessa nana, reclusa nella villa e circondata da servitori nani, gettatasi da una finestra quando si accorse della sua deformità alla vista di un bellissimo principe.

Nel 1979 Joseph Losey vi ha ambientato alcune scene del film "Don Giovanni".
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