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Villa Contarini

Castello dei Carraresi all’origine, palazzo della famiglia Contarini dalla metà del '500, nella seconda metà del ‘600 grande reggia e “foresteria” della repubblica Veneziana, luogo di feste e di invenzione artistica e musicale. A cavallo tra 800 e 900 la reggia di Piazzola diventa una città dell’industria e del lavoro, luogo della costruzione dell’ utopia industriale di Paolo Camerini.

Dopo un lungo periodo di abbandono nel secondo dopoguerra, dal 1970 la Villa è stata riaperta al pubblico grazie ai restauri promossi e sostenuti da Giordano Emilio Ghirardi e alla tutela dell'Ente Ville Venete (oggi Istituto Regionale).

Oggi, sotto la responsabilità della Fondazione Giordano Emilio Ghirardi, che nella Villa ha la propria sede, è tra i principali luoghi di riferimento nel Veneto per la cultura, il tempo libero, la promozione delle imprese e delle istituzioni.

La Villa è composta da un corpo centrale a cui si affiancano due lunghe ali formando un fronte continuo rivolto a sud lungo quasi duecento metri. A questo si collegano le scuderie porticate e le barchesse.
Una serie di corpi ortogonali al fronte principale delimitano il parterre, il cortile delle scuderie e una corte porticata.
La grandiosa piazza semicircolare che fronteggia la Villa è delimitata da un edificio porticato.

Un complesso sistema di rogge e peschiere lega la Villa e la città di Piazzola, delimitandone gli spazi aperti e alimentando le acque del parco e i canali di servizio degli antichi opifici e delle centrali elettriche oggi in disuso.
Dalla piazza e dal portico si accede, attraverso uno stretto corridoio, all’oratorio a pianta centrale settecentesco progettato da Francesco Temanza e ai chiostri dell’antico conservatorio femminile, il cosiddetto Loco delle Vergini.

Non vi sono certezze sui progettisti che si sono succeduti nella lunga costruzione di Villa Contarini - Fondazione G.E. Ghirardi dal 1546, data riportata su una lapide del basamento. Si sono spesi di volta in volta, e più o meno a proposito, i nomi di Andrea Palladio, Vincenzo Scamozzi, Baldassarre Longhena. Certamente vi è ancora molto da scoprire leggendo le pietre e i documenti raccolti negli archivi ma certamente molto ha inciso la personalità delle due figure che più hanno contribuito alla crescita della Villa, Marco Contarini nel’600 e Paolo Camerini tra ‘800 e ‘900: entrambi colti ed eclettici, si sono avvalsi soprattutto di maestranze locali per realizzare in tempi molto lunghi l’opera secondo le loro personali volontà, nel segno delle arti musicali e del teatro il primo e di una nuova magnificenza civile del periodo agroindustriale il secondo. Così oggi la Villa si presenta come un luogo magico nel quale convivono le misure e l’atmosfera secentesca con spazi, decorazioni e suppellettili liberty ed eclettiche.
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